Gabriele Lanzi M5S

Il Decreto Sostegni Bis vale persino di più di una legge di bilancio

il Decreto Sostegni Bis che oggi convertiremo definitivamente in Legge vale persino più di una legge di Bilancio, se andiamo a guardare i numeri. Si tratta di un provvedimento imponente, nato con l’intento prioritario di puntellare il tessuto economico e sociale del nostro paese, fortemente fiaccato da questo ormai anno e mezzo di pandemia. Attenzione: se questo governo in questa fase riesce a finalizzare misure di tale portata è anche grazie al grande lavoro che è stato fatto a partire dal febbraio del 2020. Quello del Sostegni Bis è solo un capitolo della saga: dal Cura-Italia al decreto Liquidità, dal decreto Rilancio al decreto agosto, passando per tutti i vari decreti Ristori, il solco su cui poggia il puntellamento del nostro sistema economico è stato tracciato da un signore di nome Giuseppe Conte. A cui deve andare il nostro più sentito ringraziamento, per come ha saputo imbastire questo immane lavoro nell’ora più buia per il nostro amato Paese. Quindi chiariamo subito che se oggi riusciamo ad ottenere molto per le nostre imprese, per le nostre famiglie per il nostro sistema sanitario, è anche grazie a quanto di buono è stato seminato durante il 2020.

Il decreto Sostegni Bis punta a dare una spinta alle attività produttive del nostro paese: sono quasi 15 e mezzo i miliardi destinati a fondo perduto alle piccole e medie imprese, ai commercianti, agli artigiani, agli operatori turistici, agli agricoltori e a tantissimi altri comparti produttivi. La novità principale è che di questi 15,4 miliardi, oltre 3 sono dedicati alle imprese che decidono di calcolare la loro perdita di fatturato dall’aprile 2020 invece che da gennaio. Altri 4 miliardi invece verranno erogati sulla base del risultato di esercizio, tenendo conto dunque dei bilanci consuntivi e non del fatturato. Dopo aver superato i codici Ateco, strumento che purtroppo si è reso necessario ma che non ha contribuito a semplificare la vita degli italiani, abbiamo raddrizzato lo scenario anche sul fronte del fatturato, grazie al grande lavoro fatto dal MoVimento 5 Stelle durante l’iter parlamentare del provvedimento. 

Poi siamo riusciti a prorogare per altri cinque mesi il credito d’imposta per gli affitti a uso commerciale per quelle attività che hanno visto andare in fumo oltre il 30% del proprio fatturato. Abbiamo prolungato ulteriormente anche lo sconto sulle bollette energetiche per le nostre imprese e finanziato con 600 milioni di euro per l’anno 2021 una riduzione della Tari da parte dei comuni in favore delle categorie colpite dalle chiusure. 

Per il settore sportivo è prevista la riproposizione per tutto il 2021 del credito d’imposta al 50% sugli investimenti pubblicitari delle realtà sportive che investono nei settori giovanili, come già precedentemente previsto per quelli effettuati nel secondo semestre del 2020. In più si è incrementato poi con ulteriori 180 milioni, per tutto il 2021, il Fondo unico per il sostegno delle Associazioni e Società Sportive Dilettantistiche.

In questo decreto mettiamo un argine anche all’emorragia di giro d’affari di settori cruciali come quelli del tessile, della moda e del wedding. C’è la proroga per tutto il 2021 del credito d’imposta nella misura del 30 per cento del valore delle rimanenze finali di magazzino per le imprese del tessile, della moda, della produzione calzaturiera e della pelletteria. Ci sono poi 120 milioni per l’anno 2021 il fondo per il sostegno delle attività particolarmente colpite dall’emergenza come gli eventi-catering, i parchi tematici e acquari, i parchi geologici e i giardini zoologici, wedding, attività commerciali o della ristorazione operanti nei centri storici.

Ed eccoci al settore più colpito in assoluto, vale a dire quello del turismo, per il quale viene incrementato di 150 milioni il fondo per il sostegno del settore turistico, in particolare agenzie di viaggio e tour operator. C’è poi un altro fondo da 50 milioni per l’anno 2021 per erogare contributi in favore di iniziative di valorizzazione turistica dei centri storici dei comuni in cui sono ubicati siti riconosciuti patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco. Abbiamo infine voluto prolungare anche il credito di imposta del 65% per la riqualificazione e il miglioramento delle strutture ricettive turistico-alberghiere. 

Infine, presidente, mi faccia esprimere la soddisfazione per l’accordo raggiunto sul fronte delle compensazioni per quelle imprese impegnate nella realizzazione di opere pubbliche che si trovano a dover combattere con oscillazioni folli dei prezzi dei materiali. La pandemia tra le tante sciagure ci ha portato in dote anche rincari indiscriminati di tantissime materie prime, e questo aspetto si sta rivelando una vera e propria zavorra per moltissimi segmenti produttivi.

Dopo aver fatto questo sforzo immane per dare precise garanzie a chi opera nel settore delle grandi infrastrutture, è necessario individuare prima possibile anche strumenti per aiutare gli altri settori. Anche all’interno dell’edilizia stessa. Un anno fa, quando il sottosegretario Fraccaro iniziò a ipotizzare l’idea di un Superbonus al 110% per la riqualificazione energetica e il miglioramento antisismico degli edifici privati, alcuni in questo emiciclo ci presero per pazzi visionari. Ora invece tutte le forze politiche sono ben consapevoli di quanto quel meccanismo fiscale sia una locomotiva cruciale per la ripartenza della nostra economia e in particolare del settore dell’edilizia. Una misura che dà concretezza a un termine, quello della “transizione ecologica”, sul quale per ora questa maggioranza ha saputo produrre soltanto tante chiacchiere e pochissimi contenuti.

Infine, mi preme sottolineare un comportamento davvero disdicevole, ma che non può essere sottaciuto in alcun modo. Mentre nelle commissioni e nelle aule parlamentari ci sforziamo a dare il massimo per formulare e migliorare decreti colossali come quello oggi al voto, fuori c’è gente che si attiva per abolire il reddito di cittadinanza. 

E questo non per reale convinzione politica: i signori che blaterano certe fesserie cannoneggiando il reddito di cittadinanza non lo fanno certo per ideologia o perché hanno un’alternativa. Lo fanno solo per andare contro il Movimento 5 Stelle, e per interessi piccoli piccoli di consenso e di bottega.

A questi signori non importa nulla se i percettori del reddito di cittadinanza, nei mesi più difficili della storia repubblicana, siano riusciti a mettere in fila il pranzo con la cena. A questi signori non importa nulla se il nostro paese ha uno dei tassi di povertà più alti dell’Unione europea. Unione nella quale, tutti i paesi o quasi hanno meccanismi simili di politica di sostegno al reddito, a dimostrazione che certi partiti qua dentro guardano all’Europa soltanto quando fa loro comodo.

Ecco, una volta per tutte: il reddito di cittadinanza non è assistenzialismo. È dignità. Quella dignità che chi chiede di abolirlo dimostra di non avere. 

Non dedico che poche righe a chi obietta che vi sono dei percettori abusivi, che non ne hanno diritto! Bene, quando scoperti la legge farà il suo corso! Pensate che tutte le pensioni d’invalidità siano dovute o che qualcuno sotto NASPI non sia scorretto? Vanno incentivati i controlli e punire i comportamenti illegali ma non per questo si può mettere in discussione questo provvedimento! Lo ha pensato il Movimento 5 Stelle e per questo deve essere demolito? Ma basta! Basta! La Meloni senza vergogna lo definisce metadone per tossici. Ma si possono sentire dichiarazioni di questo tenore? No, non si possono sentire! 

Chiudo signor presidente: portiamo a casa questo decreto che tocca milioni di italiani in diverso modo: imprenditori, insegnanti, medici, infermieri, negozianti, piccoli e grandi imprenditori, ristoratori, proprietari di palestre e tanti altri ancora. Smettiamola, una volta per tutte, di prendercela con chi non ha nulla e la notte perde il sonno nel pensare a come arrivare a fine mese.

Sarebbe un atto di maturità per tutti. E qui l’età della maturità ce l’abbiamo tutti!

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